Torna a novembre “Ballarò”
Millecanali n. 328 – Novembre 2003
Torna a novembre “Ballarò”, il talk-show di informazione politica di RaiTre, un appuntamento che da molti è stato considerato il programma – rivelazione della scorsa stagione televisiva. Ecco un’intervista al conduttore, Giovanni Floris.
Informazione pungente e guanti di velluto.
Con il ritorno di “Ballarò” l’informazione televisiva della Rai riacquista un protagonista di primo piano. In onda c’è già, da tempo, Bruno Vespa con il suo tradizionale “Porta a Porta”, che difende bene la seconda serata nell’eterna battaglia con il “Maurizio Costanzo Show”.
Su RaiTre c’è poi il “fastidioso” “Report” di Milena Gabanelli, i cui ascolti sono discreti (talora, anzi, molto buoni) ma complessivamente non sembrano rendere giustizia al livello del programma. Su La7, popi, “Otto e Mezzo” con la inedita coppia Ferrara – Palombelli tiene bene e in alcune puntate alza anzi gli ascolti della rete.
Adesso, sempre sulla terza rete Rai, è da poco terminata anche la trasmissione di Giovanni Floris, che lo scorso anno si è guadagnata un credito importante (non a caso già lo scorso anno ne abbiamo parlato, in un servizio specifico di Millecanali). Partendo senza traini e fanfare, ma con l’handicap di dover sostituire un mostro sacro come Michele Santoro, “Ballarò” ha chiuso la stagione con una media di ascolto dell’11 per cento, un punto sopra quella di rete.
Siamo lontani dai numeri di Santoro, ma anche dal suo stile. Lo sconosciuto conduttore Giovanni Floris ne ha infatti imposto uno suo proprio, che non si può non definire interessante nel contesto complessivo della Tv pubblica. Lo sforzo manifestato è stato quello di resistere alle logiche dei partiti, alle tesi precostituite, al desiderio di massacrare l’ospite in diretta.
Al contrario, Floris e la sia redazione hanno cercato di costruire un giornalismo d’inchiesta che mantenesse viva la sua carica di incisività, ma all’interno di un quadro di regole certe.
Programmato sulla terza rete, e di conseguenza vicino alle posizioni dell’opposizione, “Ballarò” ha saputo costruirsi un credito anche nella maggioranza del Governo che, difatti, a parte qualche singola polemica, non ha declinato l’invito a inviare propri rappresentanti in qualità di ospiti.
Non è poco per un Paese attraversato da un endemico conflitto sulla televisione.
IL DURO CONFRONTO CON SANTORO
Questo credito “Ballarò” se l’è costruito cammin facendo, per approssimazioni successive, come si suol dire, capitalizzando sugli errori commessi. Floris (che tra l’altro ha vinto il “Premio Flaiano” per la migliore conduzione televisiva) non ha l’istinto per l’agorà televisiva di Michele Santoro, non possiede il tocco teatrale di quest’ultimo o le sue capacità affabulative e forse non ha neanche l’abilità investigativa del conduttore salernitano, ma ha il pregio di essere tenace, usando toni pacati.
Gutta cavan lapidem, insomma.
La sua concezione del giornalismo si riassume in questa affermazione, rilasciata un anno fa a Millecanali: “La tesi dell’ospite deve resistere alle falsificazioni, alle domande pungenti del conduttore e al dibattito in studio. La correttezza non significa bon ton, ma trattare tutti con lo stesso metro”. Rispetto allo scorso anno, la nuova edizione presenta alcune novità, come ci ha spiegato lo stesso Floris nell’intervista che segue: il parco – inviati è stato rafforzato con l’arrivo di due nuovi giornalisti e lo studio ristrutturato nella grafica.
Per il resto, “Ballarò” è stato collocato ancora in prima serata (ore 21,00) con l’impianto della scorsa stagione. Allora, iniziò il 5 novembre e terminò il 27 maggio, realizzando 26 serate. Nel corso di queste 26 puntate, “Ballarò” ha accolto nel suo studio, oltre cento ospiti tra politici, amministratori, sindacalisti, esponenti del mondo delle attività produttive, esperti, politologi, giornalisti, testimoni del nostro tempo. Più di duemila le persone che hanno seguito in studio il programma.
Gli inviati di “Ballarò” hanno poi realizzato 125 servizi filmati in Italia e in tutto il mondo, dall’Argentina alla Moldova, dalla Palestina alla Siberia, dall’Iran alla Giordania, dalla Siria a Cuba. Nella scorsa stagione c’è stata anche una coda, il 12 giugno, con uno “speciale” sul Referendum sull’articolo 18. Come anticipato più sopra, l’ascolto è stato intorno all’11% di media, pari a 3.500.0000 ascoltatori. Numeri importanti, che la trasmissione intende ripetere.
E che tra l’altro farebbero bene alla rete che in questo momento sembra un pochino appannata.
L’ORGOGLIO DI RUFFINI
Di fronte a qualche difficoltà, Paolo Ruffini direttore di RaiTre, ha comunque difeso a spada tratta i suoi programmi. Se “Super – senior”, nonostante una critica quasi unanimemente positiva, ha effettivamente avuto un risultato inferiore al previsto, secondo Ruffini tutto il resto della programmazione di Rai Tre ha ottenuto risultati che non permettono nessuna polemica.
Del resto, ha aggiunto il direttore, “nel 2003, da gennaio ad oggi, siamo l’unica rete al di sopra degli obiettivi assegnati: la nostra media è di 10,02% rispetto al 9,90% du partenza”. E’ evidente che la rete punta a riconfermare il successo ottenuto da “Ballarò”, anche se come ha ammesso lo stesso Floris questa volta sarà più difficile, perché la trasmissione non costituisce più una novità.
Ad accompagnare il conduttore in questa edizione ci sono gli autori Annamaria Catricalà e Stefano Tomassini, con la collaborazione di Lello fagiani e la consulenza di Giulio Anselmi. La regia è sempre di Maurizio Fusco. Confermati anche i due corsivisti Peter Freeman e Alessandro Ribecchi.
Ricordiamo che il primo ha maturato la sua esperienza nella redazione di “Blob”, il secondo sulle pagine di “Cuore” e sulle onde di Radio Popolare, ottenendo nel 2000 un prestigioso riconoscimento: il Premio Viareggio per la satira politica.
Ma ecco ora, qui di seguito, l’intervista con Giovanni Floris.
Floris con quali premesse parte la nuova edizione di “Ballarò”?
Questa stagione si presenta più complessa della precedente. Lo scorso anno eravamo assolutamente sconosciuti, io soprattutto ero sconosciuto come conduttore. La grossa scommessa era esistere, mentre oggi vogliamo migliorare.
Non negherà che lo scorso anno, alla fine siete andati bene….
Sì, abbiamo vinto il Telegatto e il premio Flaiano e gli ascolti sono cresciuti, fino ad una media complessiva che è un punto sopra quella di rete. Ma ora sarà tutta un’altra musica. Dobbiamo stare attenti a non montarci la testa e andare oltre.
Quali sono le novità del programma?
Per affrontare questa edizione abbiamo rafforzato la nostra squadra di inviati prendendo due bravi colleghi, Stefano Bianchi, ex giornalista di Michele Santoro, e Maria Grazia Mazzola, ex giornalista del Tg1.
Verranno utilizzati sul versante della cronaca, che lo scorso anno abbiamo sacrificato per dare spazio alla politica e all’economia. Inoltre abbiamo rinnovato lo studio e intendiamo riorganizzare i turni di lavoro in modo che ogni inviato abbia davanti due settimane per costruire le proprie inchieste.
Dobbiamo permettere alla redazione di lavorare nelle condizioni migliori. Tutto questo significa che vogliamo prestare molta attenzione ai contenuti.
Io stesso voglio capire, assieme alla redazione, dove si può migliorare e insistere. Rimane anche la consulenza di Giulio Anselmi, che continuerà a fare il condirettore; avremo, infine, una nuova veste grafica.
Tornando alla scorsa stagione, che errori pensa di avere commesso? E, di converso, quali sono state le critiche che le hanno dato più fastidio?
Alla fine, se devo essere onesto, le critiche sono sempre utili. Devo ringraziare chi mi ha fatto delle osservazioni critiche, perché forse non mi sarei mai accorto di quel che mi è stato contestato. Forse ho corso troppo, forse ho sacrificato ospiti interessanti.
Di certo però non accetto che ci si dica che siamo faziosi. Quest’anno la trasmissione sarà la stessa, determinata, limpida e grintosa. Noi facciamo le domande che bisogna fare, il giornalista è uno che deve mettere in dubbio tutto.
Qualcuno le ha pure detto che avete un pregiudizio antiberlusconiano…. Non è vero, alla fine, a conti fatti, in studio abbiamo avuto più ospiti di destra che di sinistra. Ci sono state discussioni, senza tanti complimenti, con ambo le parti. Durante la guerra con l’Iraq un complimento che ci ha fatto piacere è stato quello di Gustavo Selva, senza contare il riconoscimento come Mieli e De Bortoli….
Ritiene che quest’anno RaiTre si sia rafforzata?
Dal mio osservatorio direi che la rete sta andando discretamente. Secondo me, non ha funzionato, l’esperimento di “Super – senior”.
Diamo un’occhiata alla concorrenza. Nonostante i risultati poco esaltanti, anche Socci è stato riconfermato…
Guardi, a me la trasmissione piace, l’intenzione è originale, Socci è stato tenace a portarla avanti…
Viva il “politically correct”…
Diciamo che mi sento in empatia con chi fa programmi di informazione in prima serata. E poi vorrei aggiungere che il modo migliore per aiutare una trasmissione è non farle prendere il posto di altre trasmissioni. Non so se sono chiaro….
E’ chiaro. A proposito Santoro le ha detto qualcosa sulla sua trasmissione?
So che gli è piaciuta molto, anche se dopo l’estate non l’ho più sentito.
Da noi ci sono molte persone legate a lui. Lello Fagiani, ad esempio, è un nostro autore che ha lavorato una vita con Santoro.
Senta, lei è sempre convinto che in Rai sia possibile fare un’informazione corretta?
Io rispondo al mio direttore di rete. Lo scorso anno Ruffini ci ha permesso di fare un programma in totale tranquillità e autonomia, ci ha protetto da tutto.
Forse quest’anno sarà più difficile, perché “Ballarò” non sarà più un programma che passerà inosservato.
Due giornalisti che lei ammira sono in questo momento al centro delle cronache. A Minoli è stato bloccato il ritorno su Rai Due, mentre Santalmassi ha lasciato la radio de il Sole 24Ore per passare a Sky…
In bocca al lupo ad entrambi! A Santalmassi sono molto legato, è stato uno dei giornalisti che ha creduto in me dandomi spazio a “Radio Anch’io”. Minoli non lo conosco personalmente, ma mi sono bevuto tutti i suoi “Mixer”.
Un’ultima domanda: ci saranno ancora i due corsivisti?
Si, rimangono, anzi per la nuova stagione si sono inventati delle cose nuove che, sono sicuro, piaceranno.
Io ritengo che nell’informazione non bisogna mai sottrarre, ma sempre aggiungere.