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Floris risponde a Travaglio

Corriere della Sera – 17 Marzo 2005, intervista di Paolo Conti

Giovanni Floris, si sente con «Ballarò» un «giornalista a sovranità limitata» come sostiene Marco Travaglio?

«No, assolutamente no. Mi sento un giornalista libero. Un giornalista che lavora senza vincoli né pregiudizi in modo serio, limpido e se possibile interessante. Gli ascolti dicono di sì…»

Non si sente nemmeno un giornalista «embedded»?

«Sono “embedded” col giornalismo. Va bene, è una battuta… Travaglio è libero di esprimere ogni giudizio sul nostro lavoro. Ci mancherebbe altro. E questo vale per tutti. Stupisce però che Travaglio cada vittima dell’errore di quelli che chiama i suoi carnefici, dando giudizi politici sul lavoro di un collega. Tra l’altro basandosi su un “buco” che ha preso. Mi rimprovera di non aver parlato di Dell’Utri. La puntata c’è stata il 14 dicembre, tre giorni dopo la sentenza e due giorni dopo la prescrizione per Berlusconi. Peraltro c’era in studio proprio il direttore di Travaglio, Furio Colombo,

con Fabrizio Cicchitto, Francesco d’Onofrio, Enrico Boselli, il procuratore Caselli, Gianni Barbacetto di Diario, cioè con tutti i protagonisti della vicenda. Ci hanno visto quattro milioni di telespettatori. Forse andava seguita… Proprio Colombo ricordò come altre trasmissioni fossero “cadute”

dopo aver affrontato il tema. Come si vede, c’erano tutti argomenti interessanti per Travaglio»

Ma Raitre è libera o no? Santoro sostiene che non lo è più.

«Per ciò che posso vedere, per il mio lavoro e quello dei colleghi è una rete liberissima. Penso alla Gabanelli, alle puntate sulla mafia di “Blu notte”, ai reportage di Riccardo Jacona, al nostro “Ballarò” che affronta tutti gli argomenti, a “Primo piano” (che pure e’ del Tg3 e non della Rete)che ogni sera approfondisce benissimo i temi più caldi del giorno. Siamo diretti da un giornalista, Paolo Ruffini. E facciamo i giornalisti»

E questa Rai, nel suo complesso, è libera?

«Rispondo così, citando “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu. Nella Prima guerra mondiale, chi andava al fronte e moriva era considerato un eroe. Chi tornava diventava un codardo e veniva fucilato. Si è eroi solo se si muore, si è codardi se si sopravvive? Non accetto questa linea. E’ chiaro che una Rai con Enzo Biagi, Michele Santoro, Oliviero Beha sarebbe più ricca di una Rai dove questi personaggi non lavorano. Ma trovo sbagliato dividere il mondo tra puri e impuri. E’ un lavoro che nessuno di noi dovrebbe fare. Così come è assurdo questo gioco di patenti reciprocamente attribuite: io ti dò una patente di legittimità qundi sei un professionista serio, a quell’altro non la dò quindi non lo e’. L’unica entità che può distribuire patenti è la notizia. Vengo da un’agenzia, ne sono orgoglioso, e il mio lavoro resta quello di trovare notizie. E’ quello che la gente vuole da noi. Per esempio cercare negli Stati Uniti, e invitare in diretta, la generalessa della prigione irachena di Abu Graib, come abbiamo fatto ieri a Ballaro’».

Ancora Travaglio dice: Floris sceglie sempre gli ospiti in un recinto e non va mai oltre.

Lei inviterebbe Travaglio?

«Ho invitato tante persone… perchè no. Naturalmente se c’è un motivo. In quanto al recinto è un’idea che un giorno mi spiegherà lui. Ma il gioco delle contrapposizioni personali è odioso e pericoloso. Così si diventa davvero “embdedded” nel solito circuito dei giornalisti che parlano di giornalisti».

Dunque, «Ballarò» ha dedicato una puntata a Dell’Utri. Ma non è ancora «saltato», a quanto pare. Succederà?

«Siamo regolarmente in onda, almeno così mi sembra…. Per di più con una media dell’11% mentre siamo ancora lontani dal periodo caldo elettorale. L’anno scorso chiudemmo al 12%. Siamo un appuntamento, ripeto, libero e anche forte. Parliamo di Scampia e veniamo attaccati da un sindaco di cenmtrosinistra. Parliamo di Dell’Utri e in diretta Cicchitto ci attacca per l’impostazione della puntata. Ci contesta Travaglio nello stesso giorno in cui se la prende con noi Elisabetta Gardini per Forza Italia. Potrei

continuare elencando molte questioni che abbiamo analizzato. Se sopravviviamo, un motivo ci sarà. Credo sia il rispetto del pubblico, rispetto che ci siamo conquistati in tre anni»

Ha qualche modello di riferimento, Floris?

«Si’, ma non sono giornalisti. Penso al modo di lavorare di gente i cui nomi non le direbbero nulla. Certo, ho avuto direttori come Zanetti, Santalmassi, lo stesso Ruffini. Certo, ricordo molto bene alcuni lavori televisivi di Enzo Biagi, Giovanni Minoli, Maurizio Costanzo, Gad Lerner, dello stesso Ferrara. Ero molto giovane, lontano dalla tv. Mi dicevo: “bello, quel lavoro”. Adesso lo faccio io. Sono felice. E mi sento libero»