Una cosa di (centro)sinistra
Articolo21.com – Giugno 2004, di Salamandra
Floris e’ un giovane giornalista, pacato nei modi, ma “puntuto” nel fare le domande scomode al momento opportuno. La sua esperienza radiofonica al Giornaleradio RAI lo ha segnato nel suo modo di argomentare i periodi, di riassumere le idee dei suoi intervistati. Ed e‘ questa dote che gli sta facendo avere un successo di pubblico e di critica con Ballarò , l’unica trasmissione di approfondimento ormai rimasta tale nel grigio panorama della RAI capitanata da Cattaneo e dai superstiti consiglieri del centrodestra.
Il suo libro racchiude le interviste a tutti i leader del centrosinistra, nel tentativo di far conoscere i motivi di intesa e quelli di disaccordo, sullo scenario delle ormai imminenti elezioni europee e dei drammi internazionali come la guerra in Iraq.
Qual e’ la parola di sinistra che vorresti sentir dire?
Quello che vorrei sentire io, ma che in realtà ho tentato di fare con il libro, e’ un’inchiesta su quello che si tenta di sentir dire effettivamente tra chi parla nel centrosinistra. Una situazione in cui chi ha valori ed obiettivi effettivamente condivisi, tra la parte più radicale e quella più moderata, deve riuscire a comunicarli. Si trova questa convergenza, in qualche modo, ripercorrendo i tre anni di opposizione, da Piazza Navona con il grido di Nanni Moretti, fino alle battaglie sull’articolo 18 e a quelle per l’informazione.
Alla fine, si arriva a quella che e’ una proposta alternativa al centrodestra in termini di valori; ma con una grossa difficoltà nel trovare una comune strategia per realizzarli. Come se al centrosinistra venissero bene le cose grandi, ma male le cose piccole.
Si profila, comunque, quello che per il centrosinistra dovrebbe essere il “Contratto avanti agli italiani”, cioè’ un patto di fedeltà all’interno della coalizione, e non come quello che Berlusconi firmo’ con gli italiani da Vespa.
In pratica, un accordo per cinque anni che vada da Bertinotti a Diliberto a Rutelli fino a Mastella, che mi sembrano intenzionati a siglare, prima di essere giudicati da quello che sara’ l’ultima prova di appello che l’elettorato darà’ al centrosinistra, ovvero le politiche del 2006.
In questo libro, vorrei ricordare, sono stati intervistati tutti, proprio tutti, ed e’ un’occasione per conoscerli come persone oltreché’ come leader politici.
Ballarò andrà avanti e come?
Ormai abbiamo uno “zoccolo duro”, con un pubblico che non scende mai sotto ai tre milioni. E questo vuol dire che per Ballarò è stata vinta l’impresa più difficile: quella di trovare una sua identità e riuscire di imporla al pubblico. E renderla anche riconoscibile. Ora siamo più tranquilli, perché la gente ama Ballarò per quello che è. Una trasmissione che stimola un dibattito forte e senza reverenzialità nei confronti di nessuno, ma consente anche un’unica grande convinzione: che il giornalismo deve tenere accesi i dubbi e non imporre certezze!