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Giovanni alle prime elezioni. Le 100 puntate di Ballarò

Il Venerdì de La Repubblica – 25 Novembre 2005, di Antonio Di Pollina

Martedì prossimo, solita ora, saranno cento puntate di Ballarò. Il collaudo, come dire, è ormai bello ampio, le scadenze sono quelle che si possono immaginare (il talk-show più puramente politico su piazza, le elezioni che arrivano). Giovanni Floris racconta che ovviamente a ogni puntata superata ne sa un po’ di più e questo aggiunge sicurezza. Sulle critiche, ci tiene a distinguere: l’area simil-gossip vorrebbe tanto bypassarla, sul resto gioca allo scoperto.

Bravo, ma fazioso.

“Cos’è fazioso? Io me lo sento dire in casi molto precisi. Quando incalzo gli uomini di governo insistendo sul perché il tale problema non è risolto. Quel ministro ha la responsabilità di quello che succede, a chi devo chiedere conto, allora? Questo è fazioso? E uomini di governo è nel senso più esteso: lo è anche la Jervolino, che una volta in trasmissione mi disse che non avevo deontologia professionale. Poi ci siamo chiariti, ma la faziosità dov’è?”.

In teoria ci sono mille modi per orientare un dibattito e far fare a un politico miglior figura di un altro.

“Se è per questo, un paio d’anni fa arrivò una circolare della Rai in cui si raccomandava ai conduttori di non avere espressioni del viso che potessero far capire in mezzo a un dibattito da che parte si stava. Cioè, siamo a questo. Per quanto mi riguarda, non so, magari ogni tanto si capisce come la penso, io so che cerco di non farlo mai pesare, però”.

Ma il rischio c’è.

“Certo. Ma lo si corre nei talk show in cui i politici sono invitati in quanto tali. Noi parliamo di problemi e di grandi temi, a quel punto invitiamo chi se ne occupa, il politico in trasmissione non è una tassa che dobbiamo pagare, è vitale per il programma. Non credo che esista un metodo migliore”.

E la famosa vicenda degli ospiti indicati dalle segreterie dei partiti?

“Quella è l’area gossip, non esiste. Però un giorno uno lo scrive e allora da quel momento si comincia dire in giro che… E’ gossip, non è una cosa seria. Se si parla della casa, un tema che è esploso ora, noi lo battiamo da tre anni, si invita il responsabile casa di questo o quel partito. Ma vorrei tornare all’altra questione: se io invito Tremonti e lo faccio parlare, dov’è il problema? Sono fazioso se gli faccio una tirata sui buchi di bilancio e poi mando la pubblicità: allora sì. Oppure se mando un servizio accusatorio in chiusura di trasmissione senza dare la possibilità di replicare, allora sì. Ma questo a Ballarò non succede”.

Mai.

“Il politico deve capire che se lo incalzo e gli metto i bastoni tra le ruote, gli faccio un favore. Gli do l’opportunità di spiegarsi con il pubblico”.

Nel senso che è successo, anche solo una volta, che un politico l’abbia ringraziata per questo?

“In effetti no. Sarebbe un po’ troppo. Ma è anche vero che in trasmissione tornano tutti, significherà pure qualcosa. Insomma, non è facile, magari è uno sporco lavoro, diciamo così, ma cerchiamo di essere corretti, sempre”.

La Lega non la pensa così.

“Da queste denunce all’Authority siamo sempre stati assolti. La Lega sapeva benissimo che avevamo invitato i loro esponenti ma non sono venuti. In certi casi a qualcuno fa più gioco denunciarci piuttosto che venire a rispondere in trasmissione”.

Ma la forma talk-show in questo modo, con i politici contrapposti che a un certo punto, per forza di cose battibeccano forte, non sta iniziando a stufare un po’?

“Me ne preoccuperei se facessi una trasmissione in cui è importante la forma. Ballarò è un programma di contenuti, di grandi temi, scelti di volta in volta tra quelli importanti. Poi ci sono i responsabili che ne discutono. Il programma, che è ormai alla quarta stagione, è nato così: tanto che il direttore di Raitre Ruffini chiamò me, uno sconosciuto in tv, a condurlo. Proprio per dare più importanza agli argomenti, a quelle che mi ostino a chiamare notizie e che continuo a cercare insieme ai miei autori, ci sentiamo giornalisti, prima, il resto viene dopo”.

Eppure Ballarò è considerato uno dei luoghi della politica…

“Ma non si parla mai di politica in senso stretto, a meno che non sia successo un evento importante. I maldipancia dentro la maggioranza non sono argomento preminente, nel momento in cui Follini se ne va allora sì. E quindi Follini viene in trasmissione e funziona, ha avuto ottimi ascolti. Quella del racconto di quanto succede, dello stare addosso agli argomenti è un marchio di sicurezza di tutta Raitre, del resto: Report va benissimo, Carlo Lucarelli in certe puntate di Blu Notte ha fatto spietate analisi politiche, ha raccontato la ‘ndrangheta come nessun altro con atti d’accusa molto precisi, e tutto partendo dal racconto di quello che succede. Il filone è quello, ne facciamo parte anche noi”.

Poi un giorno piomba Berlusconi in studio a sorpresa e il programma si sdogana.

“Forse. Personalmente avevo vissuto il salto definitivo di qualità due settimane prima, quando è venuta in studio il generale americano Janis Karpinski, accusata per le ferocie di Abu Ghraib. L’avevamo cercata in America e ci aveva detto che non se ne parlava nemmeno. Poi il giorno dopo ci ha richiamati, aveva preso informazioni sulla trasmissione, le avevano detto che si poteva fidare, è venuta addirittura in studio a confrontarsi con quelli di Amnesty International. Certo, non ha fatto gli ascolti di Berlusconi, ma quello è stato il giorno in cui ho sentito che il programma era davvero cresciuto”.

E quando Santoro ha detto da Celentano che rivoleva il “suo” microfono?

“No, basta. Non se ne può più. Non mi sono affatto sentito chiamato in causa, anche se io un mio microfono non credo di averlo né lo voglio. Santoro lo aspetto a braccia aperte, è sacrosanto che torni in tv, lo vuole la legge e il buon senso, la Rai deve trovargli un posto, punto e basta. Non ci pesteremo i piedi, e se capiterà di pestarceli, avrà un senso anche quello, ci sarà spazio per tutti. Io sono cresciuto con Samarcanda, non ne ho perso una puntata, è giusto che in tv ci sia tutto, più programmazione c’è, meglio è. In tv si respira meglio quando l’offerta è ampia e per tutti”.

Però verrà fuori una rissa per procurarsi in esclusiva il match Prodi-Berlusconi. Non sarebbe il caso di provare a immaginare qualche altro spunto, da qui al voto?

“Esatto. Lo stiamo cercando, ci proviamo”.

In teoria più passa il tempo e più il clima si scalda in attesa delle elezioni…

“Per il momento non me ne sono accorto. Ma probabilmente è ancora presto, ci sarà tempo. Mi dicono tutti che sarà terribile, vedremo”.