La sinistra secondo Mister Ballarò
L’Adige – Giugno 2004
Oggi Giovanni Floris a Lavarone con il suo libro.
I vini e il sorbetto al limone: ecco le cose che a Givanni Floris, il posato ma inflessibile conduttore di “Ballarò”, confermato anche per la prossima stagione in prima serata su Rai Tre, sono piaciute di più e di meno in Trentino. “I vini sono ottimi – commenta, mentre il sorbetto, beh mi sono dimenticato che non siamo al mare”.
Il Trentino d’inverno Floris, 36 anni, lo conosce bene: è stato a San Martino di Castrozza, a Madonna di Campiglio, a Moena e, quando ancora a andava a scuola, trascorse una settimana bianca sul monte omissis. Ma la montagna d’estate per lui è una scoperta: “Il Trentino è splendido, anche se io non sono un gran camminatore” aggiunge. Questo pomeriggio sarà sull’altopiano per il secondo dei cinque appuntamenti di agosto di “Lavarone estate, un lago, un libro”.
Floris presenterà il suo libro “Una cosa di (centro) sinistra. Tre anni di opposizione visti da vicino” edito da Mondadori (228 pagine a 16 euro). “Sta andando molto bene, sono stupefatto” ammette. Il titolo è mutuato dal famoso, ormai quasi proverbiale, invito che il regista Nanni Moretti rivolse nel 1998 a Massimo D’Alema: “Dì qualcosa di sinistra”. Non commenta il numero delle vendite, esattamente come si rifiuta di celebrare il successo della sua trasmissione (tra il 2 ed il 3% di share in più della media di rete). Osserva solamente che quella di Ballarò era una sfida: “Rai e Mediaset hanno fatto delle giornate di lunedì e martedì quelle degli scontri fra programmazioni forti e noi andiamo il martedì con un’offerta in controtendenza”.
Sono in cantiere novità interessanti per il prossimo ciclo: “Ma non posso anticiparle. Saranno anche grosse. Credo che allargheremo lo spazio riservato alla satira” dice. La sua biografia (ha un sito www.giovannifloris.it) racconta di un giovane intraprendente, laureato in scienze politiche con una tesi in sociologia politica, dal titolo “Capitale e lavoro: dallo scontro alla cooperazione conflittuale?” che analizza le relazioni industriali in Italia dal dopoguerra ai giorni nostri, forgiato nei ranghi della Cgil e maturato in Rai a forza di “contrattini”.
Giovanni Floris ha lavorato anche a New York: “Lì mi trovai a vivere la tragica esperienza dell’11 settembre – scrive nelle proprie note. L’esperienza umana fu drammatica, quella professionale massacrante. Eravamo solo in tre a coprire i fatti per l’intera struttura Rai. In quattro giorni (il tempo in cui ad arrivare negli States gli altri colleghi) dormìi sì e no cinque ore. In seguito fui nominato “sul campo” corrispondente dagli Stati Uniti. Ricordo che fu Paolo Ruffini ad avvertirmi, mentre ero a Washington, per raccontare il terrorismo all’antrace. Ero sotto cura anti antrace perchè mi ero avvinicinato troppo ad una lettera tossica, e il mio direttore mi comunicò nomina. Un anno dopo mi telefonò di nuovo Ruffini che era diventato direttore di Raitre, e mi disse: “Torneresti per fare il conduttore di prima serata”.
Lui che parla come mangia e che offre sempre un accattivante sorriso sincero sul piccolo schermo, dichiara di essere uno che se la prende poco anche se, in una recente intervista a “La Stampa”, confessa di esplodere ogni dieci-undici puntate. Ma non perchè manchi la libertà di espressione: “Abbiamo un direttore a Raitre, Paolo Ruffini, che garantisce la nostra autonomia…”. Nessun problema, dunque, nonostante il conflitto d’interessi del presidente del Consiglio e nonostante le accuse di fazionsità alla rete rossa? “…Il fatto che la nostra autonomia venga garantita non toglie che Silvio Berlusconi sia proprietario di tre reti e sia a capo di una maggioranza che controlla la tv di Stato. Mi pare che fosse in Kazakistan che il commissario dell’Ocse si era stupito del fatto che la moglie del presidente risultasse proprietaria di gran parte dei mezzi d’informazione. Quando contestò la questione, gli venne risposto che ciò accadeva anche altrove: in Italia”. Mal comune mezzo gaudio? “Diciamo che la legge Gasparri non mi sembra che abbia risolto il problema.
E’ anche per questo che politici e giornalisti godono di sempre minor fiducia da parte dei cittadini? “Sono anche le due categorie che si espongono di più. Sembrano due categorie fatte apposta per venire criticate. Però sono anche due categorie importantissime che rischiano molto più di altre”.
Eppure i giornalisti devono recuperare credibilità.
“Il rischio del nostro mestiere è quello di inceppare nei luoghi comuni, di percorrere sentieri tracciati, strade già battute. E’ chiaro che lavorare sui luoghi comuni è anche più semplice, ti facilita il compito e ti salva l’anima. Però siccome le critiche arrivano comunque, tanto vale rischiare di più e metterci del tuo”.
E in Italia, c’è chi rischia? si fa della buona informazione?
“Secondo me c’è della buona informazione. Penso a Report del Tg3, a Enigma e a Mediaset. Però secondo me non si devono inseguire gli ascolti perchè altrimenti si relegano inchieste di interesse in orari impossibili. Ed è sopratutto il servizio pubblico a non dover inseguire questa linea”.
Buona informazione dicevamo…
“Non esiste una sola ricetta, ci sono formule differenti ed è bene che sia così affinchè si possa scegliere. Noi solleviamo dubbi e vogliamo inchiodare i nostri interlocuotri ai fatti. Vogliamo animare il dibattito. Noi vogliamo porci come contropotere rispetto ai poteri. Però per essere informati è anche necessario perdersi nulla: vedere e leggersi tutto, il più possibile. L’importante è avere la possibilità di farlo ”.
Quindi tra il suo libro e quello di Vespa quale consiglia?
”E’ naturale leggerli entrambi, anche se lo stile è diverso. Il mio è appunto quello di Ballarò e non di Porta Porta che comunque è rispettabilissimo”.
E perchè il suo?
“Chiarisce molti aspetti e e rende comprensibili alcuni passaggi della politica che sentiamo lontani”.
L’inchiesta del suo libro parte dalle trasformazioni del Centro Sinistra: le sono piaciute?
“Non formulo giudizi, non credo di essere titolato per farlo. Mi limito a prendere atto che il Centro Sinistra ha ormai raggiunto una omogeneità di valori, progetti e posizioni, ma l’80% dei suoi rappresentati continua ad occuparsi sopratutto della sua organizzazione: un partito, tre liste, quattro correnti e così via. Beh è un difetto che ha sempre avuto e che a dire la verità, adesso ha contaminato anche il Centro Destra…Con questo questo modo di presentarsi la politica è il problema anzichè lo strumento attraverso cui risolverlo”.
Per questo Lei invita tutti a parlare chiaro a semplificare il linguaggio.
Ma avrà avuto un rimpianto?
“Quello di non essere riuscito a portare Berlusconi in trasmissione. Abbiamo lavorato ad un progetto particolare, un faccia a faccia… Spero di riuscire ad averlo ospite l’anno prossimo”. Senza una campagna elettorale ? “…A me sembra che non smetta mai…”.
Berlusconi contro tutti? “No Berlusconi contro Prodi”.
In assenza del Presidente del Consiglio ha avuto molti altri ospiti di prestigio?
“Si tanti bei personaggi. E con molto coraggio e onestà intellettuale, l’allora ministra Tremonti ha accettato per ben tre volte il confronto pubblico televisivo”.