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Intervento al Festival di Gavoi

Intercettazioni, Floris: “E’ diventato un derby e non si vede più la realtà” di Andrea Curreli

La legge bavaglio e la difesa dell’informazione sono “un argomento che andrebbe trattato con molto garbo e invece è divenuto un campo di battaglia”.
Parte da questa considerazione la scambio di idee sullo stato di salute dell’informazione tra il giornalista Giovanni Floris, gli utenti di Tiscali e il pubblico del festival letterario L’isola delle storie di Gavoi. Il conduttore di Ballarò ha partecipato al forum tematico dal titolo “10 domande a Giovanni Floris” tracciando un quadro preciso della situazione politica all’interno del quale si è sviluppata la polemica sulla cosiddetta “legge bavaglio” e più in generale sulle cause che l’hanno generata. Floris è stato diretto nell’indicare nell’assenza di un antitrust dell’editoria e quindi di un “duopolio che diventa monopolio” il più grave problema dell’informazione televisiva, senza risparmiare accuse ai giornalisti a volte spregiudicati nella violazione della privacy. Il giornalista azzarda anche una previsione: “La legge si arena e se ne riparla a settembre con una probabile Finanziaria bis” e non permette paralleli con Saviano: “Condivido totalmente il suo pensiero, ma lui rischia la vita io no”.

Toni accesi e responsabilità dei giornalisti – Floris è partito dai toni accesi che caratterizzano il confronto tra la maggioranza di governo e chi si oppone alla legge. “Ho sempre molto ritegno a parlare di questo argomento perché ormai è diventato un campo di battaglia – ha detto il presentatore di Ballarò -. Una battaglia furente perché da una parte c’è una persona che ritiene che tutto il mondo è intercettata, dall’altra parte c’è . Se scompaiono le intercettazione è più difficile per i pm fare il loro lavoro e il cittadino cede parte del suo diritto a essere informato. Ma c’è anche il diritto che la sua privacy non venga violata. La colpa di questa legge è di chi l’ha scritta, di chi la voterà e dei giornalisti che non si sono autoregolamentati. Quando compare la notizia delle intercettazioni di Anna Falchi che lascia Stefano Ricucci questo è sbagliato. Andavano fermate prima queste intercettazioni e quindi parte della colpa è stata anche nostra”.

Il problema dei pochi editori – Il giornalista Rai si è poi soffermato sulla “difficoltà di raccontare il Paese” quando ci sono pochi editori. “Il giornalista racconta il più possibile della verità come la percepisce lui all’interno del suo contesto. E’ apprezzabile il giornalista che è conscio di tutti i suoi difetti e non le sue virtù – ha detto Floris -. Il problema è che la realtà e la verità si formano quando hai sentito tanti giornalisti con voci diverse. In Italia gli editori televisivi sono sostanzialmente due: Rai e Medaiset. La7 non arriva in tutto il Paese e Sky è sul satellite. Quando Berlusconi vince le elezioni gli editori non sono più due, ma uno solo. Non si può arrivare ad avere un unico editore”.

Il giornalismo è divenuto un derby – Inevitabile parlare di Berlusconi, ma Floris ha voluto allargare il suo discorso. “Il punto non è Silvio Berlusconi – ha precisato il giornalista – perché se un’altra persona acquista Mediaset e vince le elezioni siamo punto e a capo. Con un editore c’è sempre il suo punto di vista che è unico. Quindi diventa omogenea sia la voce del padrone, che la voce dell’antigoverno. Nei Paesi a tradizione liberale e libertaria ci sono tante voci, invece ci stiamo abituando a lottizzare la verità. Per qualcuno Berlusconi ha sempre ragione, per qualcun’altro ha sempre torto. Il giornalismo è diventato un derby e così non si vede più la realtà. In politica è come in religione: si sta o con Dio o con il diavolo, io non sto con nessuno”.

La legge antitrust – “Quando ci sarà una legge antitrust sul sistema televisivo si risolverà il problema – ha affermato Floris -. Se ci sono tanti editori, ci sono tanti punti di vista della realtà, e ognuno cercherà qualcosa di diverso. Il giornalista tende a sovradimensionarsi. Oggi ogni giornalista che vede cestinato un suo pezzo dice di essere stato censurato. Il giornalista che sbaglia tutto ma dice ‘abbasso Berlusconi’ diventa un eroe e non è così”.
Informazione libera ma responsabile – Floris ha ribadito l’importanza della responsabilità del giornalista. “L’informazione libera è solo metà del discorso, Perché l’informazione deve essere libera e anche responsabile. Responsabile degli errori e degli eccessi che puoi fare. Per questo non serve una legge. In Italia ci si sta scornando tra le due metà. Da un lato si reclama solo la libertà, dall’altra solo la responsabilità a scapito della libertà. Quando tu violi la privacy entri in un mondo che tu non puoi capire e non c’è niente di peggio per un individuo che essere violentato nella propria intimità. Ci devi pensare centomila volte prima di mettere sul giornale la telefonata di una persona. Non esiste un diritto senza un dovere, se capiamo questo evitiamo interventi arbitrali e autoritari”.

Le manifestazioni di piazza non bastano – Floris ha cercato di offrire un altro spunto di riflessione parlando anche delle manifestazioni di piazza a sostegno della libertà di informazione. “Per muovere la maggioranza degli italiani è giusto capire perché stanno male – ha detto il patron di Ballarò -. Quando c’è stato il movimento per la pace si è mosso l’intero mondo. Un movimento popolare deve tenere conto dei problemi degli stipendi, del lavoro, del precariato, della causa civile, dell’informazione libera e delle liberalizzazioni. Se tu vai in Sardegna dove il 30 per cento è disoccupato e gli dici che c’è il conflitto di interessi come pretendi che un giovane ti segua?. No a battaglie singole, ma una visione globale e alternativa. Non bisogna stare sempre a seguire gli altri”.

Internet sta trasformando il mezzo dell’informazione – Floris ha analizzato infine il rapporto tra l’informazione e Internet. “Internet toglierà molto spazio a giornali e tv, ma la credibilità non è legata al mezzo che utilizzi – ha precisato -. Rompe le barriere, siamo tutti facilmente riconoscibili, questo è quello che succedeva un tempo in un paese. Ci sta riportando in un mondo in cui la credibilità personale è centrale. E’ una cosa positiva, ma vivere in piazza può essere anche spiacevole. Quando una va sul sito di Beppe Grillo, ci vai per avere conferma. Sostanzialmente non cambia niente”…