Floris: il dubbio è più forte del potere
L’Unità – Giugno 2004
“Siamo solo giornalisti”. E Ballarò chiude stasera con un’intervista al Dalai Lama
“Quando è nato il programma l’unica idea era non imporre punti di vista ma instillare il dubbio e dibattere su quello. La libertà d’informazione può essere bloccata dalla politica ma nel lungo periodo il giornalismo in sé è più forte del potere politico”.
La prima cosa che dice è che è emozionato. Per una duplice ragione. Intanto questa sera ci sarà l’ultima puntata del suo programma. Poi, è questa è la seconda ragione, Ballarò è stato un successo indiscutibile. C’è poi una terza: è diventato padre. Da domani sarà in vacanza. E il 21 settembre tornerà sugli schermi di Raitre per una nuova avventura. Giovanni Floris chiude la stagione con un’intervista – e anche questa è un’emozione – con il Dalai Lama. Questa sera questa grande figura della spiritualità aprirà il programma prima della satira di Gene Gnocchi, prima del “punto” su Nassirya, prima dell’inchiesta sulla villa di Porto Rotondo di Sua Emittenza Silvio Berlusconi.
E’ sempre pacato il conduttore Floris, dà sempre una risposta ragionevole, mantiene sempre l’aplomb necessario, sia che si tratti di far ragionare il ministro Giovanardi che di placare la logorrea di Ferrara o di convincere il ministro Tremonti a dare risposte nel merito. E’ il suo modo di rapportarsi agli altri, senza clamori, senza invettive. “Perchè” – dice – “il dubbio è sempre più forte della politica”. E allora partiamo da qui, da questa considerazione, per spiegare il fenomeno Ballarò, che poi è fenomeno Raitre e fenomeno Giovanni Floris.
Che Bilancio trai della trasmissione?
“Un bilancio eccezionale. Quando è nata Ballarò (Ballarò è femmina), avevamo un’unica idea: non imporre i punti di vista, ma instillare il dubbio e dibattere su quello. Cogliere in fallo le verità degli ospiti”.
Avete faticato non poco visto…
“Si, abbiamo faticato, ma proprio questo nostro modo di presentare le cose, sviscerarle, discuterle, ha premiato la trasmissione e gli ascolti. Il pubblico ha premiato questa scelta semplice ma clamorosa e il martedì è di Ballarò. E questa cosa, che significa essere in sintonia con un bel pò di italiani, mi emoziona, è l’emozione più forte ”.
Il pensiero unico è dietro l’angolo. Molte volte perfino davanti. Nella stessa tv pubblica, sui giornali, anche quelli liberal. E di omissis ci sono queste trasmissioni, “Ballarò”, “Report”…
“Quando si crede in una visione comune, parlo per la mia trasmissione, le polemiche si sciolgono. E’ come se lavorassimo pattinando sulle difficoltà. Tu poi mi citi anche Report della bravissima Milena Gabanelli. E’ quello che Raitre intende per informazione e approfondimento. Su Raitre, forse è più semplice perchè ha un direttore giornalista che ci tutela. Ma sai il giornalismo è sempre il contropotere dei poteri. Nasceranno altre trasmissioni, Raitre ha aperto la strada.
E’ vero. Ma la Rai s’è persa, anzi ha cacciato, sempre per il pensiero unico, professionisti come Santoro e Biagi.
“Già Santoro e Biagi andavano benissimo. Eppure li hanno cacciati, ma non perchè non ci fosse pubblicità o facessero poca audience. Diciamo che sono stati bloccati dalla politica”.
Vuoi dire, dunque, che manca la libertà d’informazione?
”Diciamo che nel breve periodo si può impedire la libertà d’informazione. Spesso è la politica a bloccarla. Ma nel lungo periodo il giornalismo in sè è più forte del potere politico. I fatti vengono a galla. E ci saranno altre voci che escono. Il sistema politico è più debole della libertà d’informazione”.
Qual è la cosa che non sopporti in un politico che viene ospite da te?
“Mi piace vederla da un’altra parte: qual è la cosa bella della trasmissione. I faccia a faccia. E’ vedere che le persone che stimo, a destra e a sinistra e al centro, accettano il contraddittorio, come ha fatto per ben tre volte il ministro Tremonti, come ha fatto il ministro Sirchia con l’onorevole Bindi, come ha fatto il ministro Moratti. E anche i vari Rutelli, Fassino, Veltroni, Castagnetti… ”.
Il presidente del consiglio non ama i contraddittori.
“Il presidente del consiglio non ha ancora accettato, se avesse accettato… ”.
Un momento brutto?
“Ci sono stati momenti in cui abbiamo sentito il peso del momento difficile, ma Ballarò è stato il nostro ombrello”.
Ti sei dato una missione?
“Diciamo che il mio mestiere, da giornalista, è porre domande e smontare tesi”.
Come sei arrivato a Ballarò?
“Ero alla radio e Ruffini, l’attuale direttore di Raitre, era al gironale radio. Mi ha chiamato e sono rientrato da New York”.
L’unica “cattiveria” della trasmissione è il corsivo, bellissimo, di Fridman e Robecchi. Ogni volta che ha potuto Giovanardi l’ha contestato.
“Il corsivo è sempre stata una domanda. E’ anche un’occasione per il politico dir rispondere nel merito”.
Chiudiamo con una frase storica, dopo, ovviamente i complimenti e un in bocca al lupo per settembre..
“La rubo a un giornalista americano che, rimbrottato dal presidente Kennedy, gli disse: ”Guardi presidente, i presidenti passano ma i giornalisti restano”. Crepi il lupo e “Alè””.