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Con Ballarò ho trovato l’America

Il Messaggero – 11 Novembre 2003

“Realizzare una seconda edizione per noi vuol dire tanto. L’anno scorso siamo partiti per scommessa e l’abbiamo vinta: dal 5% della prima puntata siamo passati ad una media del 10%, con punte del 24% durante Juve – Real Madrid. Abbiamo ottenuto il Telegatto e il premio Flaiano, due attestati di maturità che ci siamo sudati”.

Garbato, diretto, pragmatico, Giovanni Floris, il più americano fra i giornalisti italiani, alza il sipario sulla nuova edizione di Ballarò, il programma di approfondimento di Raitre, in onda tutti i martedì prima serata a partire dall’11 novembre.

Il suo mercato riapre, quali novità troveremo tra i banchi?

“La struttura della trasmissione non cambia, nel senso che continuiamo ad offrire un luogo di confronto dove le posizioni sono nette e le domande irriverenti. Abbiamo deciso però di migliorare i nostri punti deboli: le inchieste saranno realizzare da più inviati che avranno a disposizione dei tempi allargati per lavorare.”

E i corsivi al vetriolo di Peter Freeman?

“Aggiusteremo anche quelli. I primi tempi l’effetto – corsivo era quello di spiazzare il dibattito, ma ad un certo punto è diventato una scusa per gli ospiti, che si perdevano in polemiche invece di rispondere alle domande.

Quest’anno Peter Freeman e Alessandro Ribecchi hanno trovato una nuova formula per tornare a colpire con tattiche da guerriglia”.

Quanti nemici è riuscito a farsi dopo la prima edizione?

“Forse mi sono fatto degli avversari, ma credo che alla fine tutti hanno capito che Ballarò non è una trappola, ma un’occasione per fornire risposte vere.

Certo, se qualche ospite decide di mettersi a fare propaganda verrà tormentato….”

Su quali temi puntate quest’anno?

“Prima di tutto sull’economia che, in generale, viene trascurata e invece rappresenta un terreno molto fertile di discussione.

Ci soffermeremo anche sulla politica, visto che sono in calendario due tornate elettorali, e sugli esteri, considerato che la guerra in Iraq mi pare lungi dal finire”.

Da ex inviato negli USA si aspettava un conflitto così difficile?

“Chi non se lo aspettava sono sicuramente gli Stati Uniti. Ma l’opinione pubblica si sta già chiedendo chi è il colpevole di tutto questo e George Bush precipita nei sondaggi.

Negli Usa è così: chi sbaglia paga”.